martedì 9 ottobre 2012

Camera Oscura: curiosità

Camera Oscura


E' già da un pò che sto cercando di organizzare una piccola camera oscura per imparare l'arte antica dello sviluppo.

E' incredibile quanto la fotografia digitale e la "camera oscura digitale" (PHOTOSHOP, LIGHTROOM o chi per esso) abbia, grazie ai canali, i comandi scherma e brucia, i metodi di fusione, tantissime affinità con l'attività dei nostri predecessori fotografi.

Per certi aspetti (e qui qualcuno riderà) la possibilità di sviluppare il nostro file digitale in modo personale (do per scontato che lo si faccia con cura e conoscenza), in realtà ci avvicini a ciò che i fotografi facevano nell'ottocento. Infatti, se penso a quando ero piccolo, quasi nessun fotografo sviluppava da se le pellicole (ovviamente parlo del fotografo "medio"), ma si affidava a laboratori specializzati di fiducia che operava scelte proprie secondo il proprio know-how e gusto.

Oggi invece, complice anche tutto il resto della tecnologia, web in primis, il fotografo ha la possibilità di "sviluppare" le proprie foto e deciderne il risultato finale, fermo restante le conoscenze e le capacità nel mettere in atto tecniche adatte.

Detto ciò, nelle mie ricerche sulla camera oscura, mi sono imbattuto in un  vadevecum che spiegava alcune tecniche di sviluppo e fissaggio della pellicola fino all'uso dell'ingranditore per la stampa.

Bé mi è subito saltata all'occhio la parola provino a contatto: quante volte mi sono chiesto il perché di quel nome, che ancora oggi viene usato anche in Photoshop.

Provini a contatto
Ecco svelato il mistero: una volta che la pellicola fosse pronta per la stampa, veniva tagliata a strisce di alcuni fotogrammi (come il fotografo di fiducia ce le ridava nel taschino all'ultima pagina del porta foto) e appoggiata (a contatto) con la carta per creare dei provini. La carta, una volta trattata dava al fotografo un'idea di quali foto usare ed in che modo bisognava eseguire la stampa.


La seconda curiosità invece è per certi aspetti più comprensibile, ma conoscerne il motivo mi da comunque una piccola soddisfazione.

Si tratta del classico bordino bianco che si trova attorno alle foto stampate, o per i più social, intorno ad alcune foto che tutti i giorni uploadate su instagram.




Bene. Nell'atto dell'impressione, attraverso l'ingranditore, del negativo sulla carta fotografica, per tenere ben fermo il foglio veniva usata una cornice chiamata "marginatore" che lasciava appunto questa piccola cornice bianca tutt'intorno la foto.



Marginatore


A presto con altre curiosità che riguardano la fotografia.


N.B. un grazie a Nicola Prisco, per le belle chiacchierate, l'amore e la passione che ha per la fotografia.


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