Storia della Fotografia


Un arte vecchia di soli 150 anni.
Come tutti i processi, rivoluzioni o invenzioni complesse è praticamente impossibile stabilire una data esatta dell’invenzione della fotografia. Il termine foto (phos) e grafia (graphis) significa scrivere (grafia) con la luce (fotos), e l’ottenimento per la prima volta di tale risultato è comunemente attribuito aTomas Wedgwood. Egli fu il primo, utilizzando il nitrato d’argento, a riuscire ad imprimere su carta, immagini di foglie ed insetti, che per la mancanza di agenti fissanti non avevano la durata necessaria una volta esposti alla luce solare. Era la fine del ‘700, e questa scoperta però diede inizio allo studio da parte di altri scienziati alla “scrittura con la luce”.
Il passo successivo fu attuato da Joseph Nicéphore Niépce che partendo dal suo interesse per lo sviluppo dei sistemi litografici e nel tentativo di sopperire alle sue scarse capacità di disegnare, arrivò a produrre un immagine su una lamina di rame imbevuta d’argento e poi fatta asciugare sulla quale veniva pennellato uno strato di bitume di giudea (ved. eliografia) Anche in questo caso il problema era il fissaggio. Nel periodo subito antecedente alla sua morte unirà i sui sforzi e le sue scoperte a Louis-Jacques-Mandé Daguerre che mise appunto un sistema che prenderà il suo nome (Dagherrotipia) riuscendo a risolvere il problema del fissaggio delle immagini sulle lastre con il tiosolfato di iodio. L’unico inconveniente che tiene la fotografia lontana da tante attività (come il foto-giornalismo) è la necessita di lunghe esposizione per imprimere l’immagine sulla lastra, alla quale si aggiunge la tossicità degli elementi per il suo sviluppo.
Gli obbiettivi luminosi che da lì a breve abbassarono da 10-15 minuti la durata degli scatti, fino a 10 secondi, non bastavano ancora.
Pochi mesi dopo la formalizzazione della Dagherrotipia, un altro studiosi presentò agli organi competenti dell’epoca (Royal Society) un invenzione riguardante a riproduzione di immagini:William Fox Henry Talbot.
La tecnica fu denominata Calotipia. La differenza sostanziale era che l’immagine impressa sul supporto era in negativo è richiedeva un laborioso processo di passaggio in positivo, anche se per questo stesso motivo dava l’opportunità di produrre da uno scatto più copie. Al contempo questo ne sminuì il valore artistico-economico che invece veniva attribuito alle opere ottenute con la Dagherrotipia in quanto uniche.
Quindi il vero è proprio sviluppo della fotografia ripercorre tutto l’800 e i primi del novecento, in lungo e in largo. Invenzioni, studi, approfondimenti, scoperte in vari campi si accavallano e si intersecano dando slancio a questa nuova”arte”.
Alcune scoperte importantissime sono:
  • l’introduzione degli apparecchi fotografici portatili (1880);
  • l’introduzione delle pellicole in rullo, realizzate per la prima volta da G. Eastmaninizialmente con supporto in carta (1888) e successivamente con supporto in celluloide(1891) la moderna pellicola;
  • l’introduzione del sistema reflex (1928);
  • Ai fini delle scoperte e delle applicazioni moderne della fotografia e del video, soprattutto a colori, la chiave di volta fu la scoperta di James Clerk Maxwell che aveva teorizzato i principi della sintesi additiva dei colori e nel 1855 aveva ottenuto i primi risultati incoraggianti, che rese pubblici nel 1861. Nel suo procedimento l’oggetto colorato veniva ripreso su tre diverse lastre attraverso tre filtri di colore blu, verde e rosso; venivano poi ricavate tre diapositive che, proiettate a registro su uno schermo mediante tre proiettori muniti degli stessi filtri usati per la ripresa, riproducevano a colori il soggetto.
L’insieme di queste scoperte e invenzioni riguardanti i materiali, la composizione della luce, la costruzione di lenti e obbiettivi, hanno posto la base dell’attuale fotografia digitale.

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